Dare di piu', per essere di piu'

Lo sport ci ricorda sempre, ogni volta, che siamo impreparati, inadatti, inadeguati. Sul campo, infatti, cadiamo di continuo in buche più lunghe del nostro salto; perdiamo ancora e ancora contro avversari più forti del nostro pugno; ci scontriamo senza sosta, frontalmente, contro barriere più dure della nostra scorza. Siamo poco, spesso troppo poco, e la competizione non fa altro che rivelarcelo.

Eppure, al contempo, lo sport ci invita a impegnarci tanto. Perché per quanto poco possiamo essere, dobbiamo esprimere tutto di quel poco che siamo. Infatti, il campo ci insegna che solo dando di più di quanto crediamo di poter dare, possiamo diventare migliori di quanto crediamo di valere.

Questo lo vediamo bene in palestra, quando alleniamo i nostri muscoli, i quali per svilupparsi devono necessariamente lesionarsi, danneggiarsi, rompersi. E ciò avviene soltanto aumentando il carico, l’intensità, la difficolta’.

Al contrario, se sollevano sempre lo stesso peso rimangono della stessa dimensione.

Uguali a loro siamo noi, che solo cambiando il nostro agire siamo in grado di cambiare il nostro essere.
È proprio quando inizia a far male e vorremmo smettere per il dolore ma andiamo avanti, che noi, esattamente come i nostri muscoli, cresciamo. 

È dura, ma è l’unica via possibile: le sole ripetizioni che contano sono quelle che facciamo oltre i nostri limiti. E per infrangerli, dobbiamo anzitutto infrangere noi stessi.

Per questo motivo lo sport ci ferisce e dilania, infilzando il coltello nella piaga della nostra debolezza e delle nostre mancanze. 

Sono le cicatrici che ci lascia a renderci più forti. Perché, così come il muscolo si inspessisce dopo essersi rimarginato, allo stesso modo noi, dopo ogni sofferenza attraversata, diventiamo più resistenti di come eravamo.